mercoledì 9 maggio 2007

Il Punitore - Gli Schiavisti

Con questo nuovo corso del Punitore all’interno dell'etichetta ‘adulta’ della marvel MAX, Garth Ennis ha completamente abbandonato quel tono grottesco e dissacrante che aveva caratterizzato la sua precedente tenuta della serie e ne aveva decretato il successo (successo confermato dalla produzione di un nuovo film sul Punitore, dopo l’inguardabile “Il Vendicatore” degli anni ottanta con Dolph “ti spiezzo in due” Lundgren, basato in buona parte sulle sceneggiature dell’autore irlandese opportunamente spurgate degli estremismi e, sinceramente, molto poco riuscito) ma che ne rappresentava anche il limite più grande: il gioco aveva ormai stancato e lo stesso sceneggiatore era desideroso di confrontarsi con temi più seri quanto mai distanti dall'universo degli improbabili eroi in calzamaglia. La nuova serie si presenta come una svolta radicale (sia pure nei limiti delle possibilità offerte da una produzione di intrattenimento e da un personaggio simil-bronsoniano): temi durissimi di angosciante attualità, poco spazio per l’ironia di grana grossa leitmotiv della serie precedente e, soprattutto, una visione senza alcuna speranza nei confronti della natura dell’uomo. Nell’ultimo arco narrativo tradotto in italiano, intitolato Gli Schiavisti , Frank Castle si imbatte in maniera fortuita nell’inferno dello schiavismo importato negli USA dai Balcani quando salva una prostituta rumena che cerca di farsi giustizia da sè degli aguzzini che le hanno rovinato la vita, arrivando ad ucciderle per rappresaglia anche l’amato figlio (frutto di uno strupro); da questo incipit si susseguono le descrizioni precise (evidentemente tratte da documentazioni reali o comunque verosimili) dell’orrore dello schiavismo in tutti i suoi più sordidi e rivoltanti dettagli. L’ovvio finale (Il Punitore accoppa tutti gli schiavisti in maniera a dir poco efferata) non risulta affatto catartico o soddisfacente per due ragioni principali: per prima cosa il fenomeno non è arginabile con un singolo contro-massacro in quanto troppo esteso, endemico e, suggerisce l'autore, connaturato alla natura delle etnie in questione (rumeni, moldavi, etc.), intrise di tribalismo e misoginia (posizione questa, che adombra a mio parere una sfumatura razzista) e in maniera più estesa proprio della razza umana; infine le vittime liberate saranno costrette a tirare avanti con la poca parte di vita che gli aguzzini non sono riusciti ad annichilire. L’amaro permane a lungo finita la lettura e per una serie alla fin fine pur sempre di intrattenimento è un risultato non trascurabile.

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